CARDIOPATIA ISCHEMICA CRONICA

CARDIOPATIA ISCHEMICA CRONICA

 

STILI DI VITA (da giornale italiano di cardiologia).

 

Fumo.

Il tabagismo è un forte e indipendente fattore di rischio che pazienti con cardiopatia ischemica,

E' dimostrato che dopo sindrome coronarica acuta la sola ripresa del fumo in pazienti con terapia farmacologica ottimale e adeguato stile di vita determini il raddoppio del rischio di avere nel primo anno un nuovo evento maggiore (morte per causa cardiaca, recidiva coronarica, ictus e un aumento fino a tre volte di rischio di reinfarto). L'abolizione del fumo invece ha documentato effetto di riduzione degli eventi dopo una sindrome coronarica acuta (dal 36 % al 49 % della mortalità dopo infarto miocardico). La dipendenza dal fumo è una malattia cronica e recidivante.

 

Alimentazione.

Una corretta alimentazione è in grado di ridurre fattori di rischio cardiovascolari, quali obesità, diabete, dislipidemia, ipertensione arteriosa, e di svolgere un ruolo cruciale nella prevenzione delle recidive della cardiopatia ischemica cronica. Basandosi sulle linee guide ESC si raccomanda:

- acidi grassi saturi < 10 % del totale delle calorie quotidiane

  • acidi grassi insaturi non superiori all'1 % del totale delle calorie quotidiane

  • < 5 gr di sale al giorno

  • 200 gr di frutta al giorno

  • 200 gr di vegetali al giorno

  • incrementare il consumo di pesce

  • alcol: max 2 bicchieri al giorno (pref 1) per gli uomini e max 1 (pref 1/2) per le donne

     

    Questo si traduce nella pratica quotidiana nei semplici consigli:

     

  • ad ogni pasto almeno una porzione di cereali e derivati, privilegiando prodotti integrali

  • due o più porzioni tra verdura e frutta (preferire prodotti di stagione)

  • limitare a 2-3 volte al mese carne rossa, affettati e insaccati.

  • pesce 2-3 volte settimana; carne bianca 3-4 volte, uova 1 volta, formaggi 2 volte

  • legumi secchi o freschi 2 volte settimana

  • preferire olio extra vergine di oliva sia per la cottura che come condimento a crudo

  • ridurre al minimo il consumo di bevande e cibi con zucchero aggiunto

  • ridurre l'apporto di sale

  • non saltare i pasti

  • controllare la quantità cercando di non superare le porzioni consigliate.

 

Esercizio fisico

L'attività fisica riduce il rischio di sviluppare malattie croniche quali l'obesità, diabete, cardiovasculopatie aterosclerotiche, osteoporosi. Anche pazienti con angina stabile possono svolgere tra 30 e 60 min di attività fisica aerobica più volte alla settimana. I benefici indiretti dell'attività fisica includono la riduzione dei fattori di rischio, i cambiamenti sullo stile di vita scorretti; i benefici diretti includono la riduzione della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa a riposo e da sforzo e un incremento della contrattilità cardiaca (meccanismo: aumento del tono parasimpatico e della gittata sistolica per la frequenza; riduzione del post carico che induce un aumento della frazione di eiezione e della gittata sistolica per la pressione; infine l'incremento della contrattilità cardiaca aumenta il consumo miocardico di ossigeno ma riduce allo stesso tempo le dimensioni ventricolari attraverso una riduzione della tensione parietale, facilitando in tal modo la perfusione di zone critiche del miocardio).

 

Diabete

La presenza di diabete si associa ad un significativo aumento del rischio cardiovascolare; il diabete mellito tipo I aumenta il rischio di sviluppare cardiopatia ischemica di circa 10 volte mentre i paziente affetti da diabete mellito di tipo II hanno un rischio di morte per cause cardiovascolari 3 volte superiore per gli uomini e fino a 6 volte per le donne rispetto ai soggetti non diabetici. Il diabete inoltre si accompagna ad una prognosi peggiore in pazienti affetti da cardiopatia ischemica cronica (rischio cardiovascolare equivalente a pazienti con pregresso infarto miocardico).

 

Ipertensione arteriosa

Secondo studi l'ipertensione arteriosa in Italia è ancora la seconda causa di ridotta aspettativa di vita dopo le malattie derivate da abitudini alimentari scorrette ed appena prima del fumo. Tuttavia, nonostante i dati sul controllo della pressione arteriosa in prevenzione secondaria siano ancora largamente insufficienti, le recenti linee guida raccomandano un target pressorio < 140/90 mmHg in tutti i pazienti indipendentemente dal livello di rischio, compresi quindi quelli con cardiopatia ischemica cronica.

 

Dislipidemia

Linee guida hanno evidenziato il ruolo del C-LDL tanto come marker di rischio cardiovascolare quanto come target terapeutico. Purtroppo le modifiche dello stile di vita non si sono rivelate in grado, da sole, di ridurre significativamente i suoi livelli, cosa che invece hanno fatto le statine, in assenza di eventi avversi significativi o comunque con un rapporto rischio-beneficio favorevole. Già dagli anni 90 è stato dimostrato che una terapia con statine riduce la mortalità e la ricorrenza di eventi ischemici in pazienti con coronaropatia stabile. Sulla base di diversi studi le linee guida europee hanno consigliato il raggiungimento di precisi target di C-LDL: 70 mg/dl, o se questo non fosse possibile, si raccomanda di ottenere una riduzione di almeno il 50 %.

 

Conclusioni:

La cardiopatia ischemica cronica rappresenta una realtà clinica epidemiologicamente rilevante, in continua espansione a seguito dell'allungamento della vita media; è una patologia fortemente correlata all'età e al miglioramento delle tecniche diagnostiche e delle terapie farmacologiche (importanza dell'aderenza alla terapia) e non farmacologiche (interventi sul fumo, attività fisica e alimentazione). La cardiopatia ischemica è causa della gran parte della mortalità e morbosità per malattie cardiovascolari nel sesso maschile ma anche nelle donne, in cui è responsabile del 27 % delle morti in confronto al 22 % dei decessi da neoplasie, sebbene il tasso di sopravvivenza dei pazienti con cardiopatia ischemica stia rapidamente migliorando. L'angina pectoris è una delle principali manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica cronica. La diagnosi di angina, che è un sintomo, è prettamente clinica e si basa su quanto riferito dal paziente. Vanno quindi indagate numerose caratteristiche del dolore toracico, come qualità, durata, localizzazione, fattori precipitanti e scatenanti. I pazienti reduci da una sindrome coronarica acuta o un infarto miocardico rimangono a rischio di eventi successivi. La stratificazione del rischio viene fatta mediante valutazione clinica (anamnesi ed esame obiettivo) con ricerca dei fattori di rischio già elencati, la disfunzione renale, la BPCO, l'età avanzata, l'arteriopatia periferica o carotidea, un pregresso infarto. E' opportuno eseguire un Elettrocardiogramma (alterazioni ECG a riposo, blocco di branca sinistra, blocchi atrioventricolari, segni di ipertrofia ventricolare sinistra, aritmie, presenza di fibrillazione atriale), un Ecocardiogramma (studio della funzione ventricolare sinistra, sistolica e diastolica; valutazione della ipertrofia ventricolare sinistra), test provocativi di ischemia (Prova da sforzo, scintigrafia miocardica da sforzo o farmacologica, Ecocardiografia da stress, per la dimostrazione di ischemia, della soglia ischemica, l'estensione ed il grado di severità dell'ischemia, presenza di vitalità), valutazione dell'anatomia coronarica (Angio TC coronarica).